Se non ritornerete… dalla parte dei bambini…
Programma Pastorale 2019-2020

Se non ritornerete…
dalla parte dei bambini…
L’Oratorio ascolta i piccoli della città
Programma pastorale 2019 - 2020
L'anno pastorale 2019/2020 del Centro Oratori Romani (COR) rappresenta il terzo movimento di un triennio esecutivo caratterizzato da una forte spinta di rinnovamento della nostra vita associativa.
Quel “Vieni fuori!”, grido evangelico che Cristo ha rivolto a Lazzaro, è stato per noi la forza centrifuga che ha dato inizio a questo tempo di “uscita”; rispondendo all’urgenza di scrollarsi di dosso alcune abitudini pastorali logore e poco significative. Abbandonando le proprie zone di conforto, ci siamo messi in ascolto del grido della nostra città, in dichiarata emergenza educativa, che chiede con forza luoghi aggregativi, incontri significativi e ri-generativi per i ragazzi e i giovani che la abitano.
La nostra risposta pastorale a tale richiesta di aiuto rimane sempre la stessa: quel “Ritorno all’Oratorio”, tesoro mai troppo compreso ed utilizzato, eredità del Servo di Dio Arnaldo Canepa.
Ancora riteniamo che l’Oratorio sia quel luogo meraviglioso dove dare casa al futuro della nostra comunità umana e cristiana (cit.: XVI Conv. Naz. Di Pastorale Giovanile – Terrasini, 2019), attraverso l’incontro con il Signore della vita e con il suo Vangelo di salvezza.
“Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!
Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza”.
(Papa Francesco, Esortazione Apostolica Post Sinodale “Christus Viivt”n°1-2)
Ancora riteniamo che ogni comunità della nostra diocesi dovrebbe realizzare un Oratorio quale spazio di accoglienza e ascolto delle nuove generazioni.
In questi due anni, il nostro cammino in uscita, il nostro ritorno all’oratorio, hanno significato nuovi incontri, l’intrecciarsi di nuove relazioni, nuove collaborazioni, proposte pastorali e nuove responsabilità ma, con loro, anche nuove sofferenze, delusioni ed una latente stanchezza, determinate dal confronto con i nostri limiti, con le nostre mancanze, con le nostre incapacità.
Sul nostro entusiasmo e sulla nostra determinazione, pesa l’impossibilità di dare sempre una risposta concreta e puntuale ad una continua richiesta di incontro, aiuto e sostegno degli oratori parrocchiali; pesa il timore di aver disperso invano le energie, dell’aver girato a vuoto, dato che i riscontri - soprattutto quelli numerici - relativi alla partecipazione di ragazzi, catechisti, oratori alle nostre attività, non sembrano all’altezza delle attese e delle energie investite.
Cominciano ad affiorare domande del tipo: “ma vale la pena? ... Non è il caso di cambiare tutto? Come possiamo farci ascoltare dagli oratori? … Come possiamo risistemare le cose?” …
Ancora una volta le parole del Santo Padre, pronunciate in occasione del Convegno Diocesano dello scorso maggio, ci sono di sostegno e ci danno una direzione di cammino, ribaltando il nostro punto di vista.
“La prima tentazione che può venire dopo avere ascoltato tante difficoltà, tanti problemi, tante cose che mancano è: “No no, dobbiamo risistemare la città, risistemare la diocesi, mettere tutto a posto, mettere ordine”. Questo sarebbe guardare a noi, tornare a guardarci all’interno…
Non si tratta di “risistemare” … Oggi siamo stati chiamati a reggere lo squilibrio. Noi non possiamo fare qualcosa di buono, di evangelico se abbiamo paura dello squilibrio. Dobbiamo prendere lo squilibrio tra le mani: questo è quello che il Signore ci dice, perché il Vangelo – credo che mi capirete – è una dottrina “squilibrata”.
(Papa Francesco – Incontro con l’Assemblea della Diocesi di Roma – 9 maggio 2019)
Ancora una volta ci viene chiesto di liberarci dal rischio del “funzionalismo” e dell’attivismo; dobbiamo accogliere come dono ed opportunità “lo squilibrio” della nostra condizione di servi imperfetti del Vangelo e “abitare con il cuore la nostra città”. (confr.: “Linee per il cammino pastorale 2019-2020 – Diocesi di Roma)
Oltre all’applicazione dei piani pastorali, siamo chiamati a recuperare ed esercitare la nostra capacità di ascoltare quanti incontriamo; chiedere loro “Cosa pensi, com’è il tuo cuore, che cosa cerchi?” per comprendere meglio il loro grido di aiuto e rispondere realmente alle loro necessità.
Per cominciare il nostro cammino di conversione all’ascolto con il cuore, il Santo Padre ha posto alla nostra attenzione un brano evangelico a noi particolarmente caro: Matteo 18,1-14, ricordandoci che:
“Tenete bene nella mente e nel cuore che, quando il Signore vuole convertire la sua Chiesa, cioè renderla più vicina a Sé, più cristiana, fa sempre così: prende il più piccolo e lo mette al centro, invitando tutti a diventare piccoli e a “umiliarsi” – dice letteralmente il testo evangelico – per diventare piccoli, così come ha fatto Lui, Gesù.”
“Lasciate che i bambini vengano a me” … “Sinite Parvulos venire ad me” (Mc 10,14) … I nostri Pastori ci invitano a rimettere al centro della nostra azione pastorale quelle parole che rappresentano il cuore della nostra associazione, quelle stesse che hanno dato il via all’opera di Arnaldo Canepa e dei suoi collaboratori, quasi un secolo fa… Quelle che hanno fatto emergere ed affinato il suo carisma educativo, quelle che hanno plasmato il cuore dell’umile Servo di Dio, innamorato del suo Signore.
Ci è sembrato questo un richiamo provvidenziale alla grande opera della nostra associazione, soprattutto se letto alla luce di una prossima stagione, 2019 – 2020, che segnerà il compimento del 75° anniversario dalla sua fondazione. Che questo Giubileo, sia un anno di grazia davvero speciale per gli oratori della nostra città!
Non possiamo dunque non ripartire da tutto questo nel programmare una nuova stagione pastorale. Senza rinunciare a quanto di buono già intrapreso, vogliamo provare a ricalibrare le nostre azioni e l’impiego delle nostre risorse, aggiungendo questo richiamo antico alla nostra chiamata a mettere al centro della nostra diaconia, il ragazzo qualunque, che abita nella nostra città e che dobbiamo sempre più:
- ricercare, perché “neanche uno di questi piccoli si perda” (Mt 18,14), soprattutto nelle situazioni di povertà ed emergenza, con la cura del pastore verso le sue pecore perdute;
- accogliere, perché l’oratorio sia la sua casa, luogo di espressione, di incontro, di riconciliazione e di rigenerazione;
- ascoltare, perché portatore di un “grido che spesso è dolore e sogno di un “Altrove”, in cui si manifesta il bisogno della salvezza” (cit.: Papa Francesco);
- stimare, perché custode del germe di speranza e salvezza per il mondo intero e perché “perché a chi è come lui appartiene il regno di Dio” (Mc 10,14).
Le linee pastorali uscite dal confronto comunitario e diocesano, ci portano dunque a:
- non recedere dal nostro cammino di “associazione in uscita”, in ascolto interattivo con la realtà che la circonda;
- ad annunciare con maggior forza l’Oratorio, quale luogo privilegiato per “cristianizzare la massa” e far volgere il cuore del mondo verso il Cristo che salva,
- a rimettere il focus del nostro servizio “dalla parte dei bambini”. Di tutti quelli che incontreremo, ma soprattutto di quelli poveri, emarginati, dimenticati, bisognosi, in difficoltà… Cercando di attivare sinergie pastorali che sappiano accoglierli ed accompagnarli anche nell’età dell’adolescenza e della giovinezza, in costante dialogo e confronto con le famiglie e le altre agenzie educative del territorio.
Del resto, questo è il cuore della nostra chiamata, questo il senso del nostro servizio; e per ricordarcelo, ancora una volta, richiamiamo alla memoria le parole del nostro fondatore:
“Tanto più deve essere ardente questo desiderio di donarsi, oggi, in cui guardandoci intorno si vedono tante anime che non conoscono Gesù: perfino in questa Roma, sede del vicario di Gesù Cristo, dove riposano i corpi stessi degli Apostoli, Gesù è ignorato. (…) Quante volte andando in giro per il Quadraro e vedendo tutti quei ragazzi nelle strade, povere pecore senza pastore, io penso a quanto ci sarebbe bisogno di giovani apostoli che partano per il cammino della vita con quest’unico proposito: di parlare sempre e a tutti di Gesù, senza badare a stanchezza, fino a morir…
(Arnaldo Canepa)
Ecco, questa è la nostra consegna: vivere un nuovo anno, tra la città e l’Oratorio, dalla parte dei bambini, “con quel di più di misericordia, … per questo di più di umanità e di tenerezza, di cui c’è tanto bisogno!” (Cit.: papa Francesco – Omelia Veglia di Pentecoste 2019)
- Vogliamo farlo camminando alla sequela del Cristo – Parola di vita eterna - che mette i piccoli al centro del suo progetto di amore per l’uomo;
- vogliamo farlo alla sequela del nostro fondatore; che ha saputo vivere fino alla fine la sua chiamata in Oratorio con “cuor di fanciullo”;
- vogliamo farlo al fianco della Chiesa che è in Roma e dei suoi pastori, che ci onorano della loro attenzione e della loro fiducia e ci chiamano ad una collaborazione effettiva in favore dei ragazzi, dei giovani e delle loro famiglie;
- vogliamo farlo al fianco degli oratori e dei catechisti associati al COR, impegnandoci a ridurre le distanze e ad avviare tavoli “zonali” di confronto e collaborazione pastorale;
- vogliamo farlo in ascolto collaborativo con quanti operano per l’accoglienza, l’ascolto, la cura e l’educazione dei fratelli più piccoli nella nostra città e oltre.
Chiediamo aiuto allo Spirito Santo, perché attraversi i nostri cuori e ci guidi in un cammino di conversione personale e comunitaria all’ascolto del fratello che soffre, alla contemplazione della presenza di Dio in ogni fratello che incontriamo, alla carità disinteressata e gioiosa, cardine della beatitudine e dell’armonia del cuore. Che sia balsamo per le nostre ferite e rinvigorisca la nostra azione, così che in questo nuovo anno, ogni momento della nostra vita associativa - da quello di natura più pastorale a quello di carattere più amministrativo-, sia effettivamente rivolto al bene comune dei fratelli.
Affidiamo le nostre intenzioni, i nostri desideri, le nostre speranze e l’opera tutta della nostra associazione a Maria domina Nostra, Signora dell’ascolto. Ci accompagni sempre, illumini le nostre menti e i nostri cuori, per portare nel mondo la luce del Vangelo.