E’ salito alla Casa del Padre Mons. Armando Nardini

E’ salito alla Casa del Padre Mons. Armando Nardini, storico parroco dell’Oratorio San Giovanni Battista de Rossi.
Nella foto è ritratto in uno degli incontri di zona del COR.
I funerali si svolgeranno domani, martedì 21 gennaio, alle ore 15.00, presso la Parrocchia di San Giovanni Battista De Rossi (Via Cesare Baronio, 127)
Di seguito il nostro ricordo:
Monsignor Armando Nardini nasce a Canetra in provincia di Rieti nel 1921, il 15 agosto giorno dell’Assunzione di Maria Santissima alla quale dedicherà tutta la sua vita e le sue opere.
Ordinato sacerdote a 26 anni dopo gli studi presso il Seminario Maggiore di Roma, dal 1947 al 1964 è vice Rettore del Seminario Minore. Nel 1964 viene nominato parroco di San Giovanni Battista de Rossi all’Appio-Latino quartiere, a quei tempi, in piena trasformazione dove avrà particolare cura dei baraccati del Borghetto Latino dimostrando una innata sensibilità nei confronti delle povertà umane e spirituali con particolare attenzione ai più piccoli. Incessante, fino a che le forze fisiche lo hanno sostenuto, il suo servizio notturno per i senza tetto con la Caritas Diocesana; emblematico il suo sostegno al seminario di Spalato e ai tanti villaggi bosniaci durante il conflitto Iugoslavo che lo ha portato in prima persona a condurre viaggi di carità e ad entrare a Monstar sotto il tiro dei cecchini; incrollabile la sua volontà di aiutare i bambini bielorussi a seguito del disastro di Chernobyl che ha portato alle tantissime adozioni di bambini fragili da parte di famiglie romane.
La sua attenzione ai più piccoli è sempre stata dimostrata attraverso il pieno sostegno alle attività giovanili e oratoriane all’interno della sua parrocchia, attività che seguiva in prima persona; negli anni ottanta e novanta l’Oratorio parrocchiale, affiliato al Centro Oratori Romani, è uno dei più floridi e partecipati della città.
A tal proposito, nei primi anni del suo ministero al de Rossi, ebbe modo di conoscere Arnaldo Canepa celebrando la Messa presso la clinica della Madonna della Fiducia; successivamente ebbe modo di portare la comunione a Canepa e di confessarlo; sollecitato in merito ai suoi incontri con Canepa rispondeva semplicemente: “ho ascoltato la confessione di un Santo”.
Don Armando Nardini - o semplicemente “monsignore” come amavano chiamarlo le persone a lui vicine - è stato un esempio concreto di umiltà e carità per la Chiesa di Roma in piena aderenza con il Vangelo di Gesù Cristo. La sua devozione mariana lo portava ad iniziare ogni attività con una preghiera alla Vergine e alla madre di Cristo si affidava in tutte le opere e attività.
Uomo dal carattere schivo ha insegnato molto di più con il suo esempio che con le parole. Quello che amava ripetere è che le opere senza la Fede sono infruttuose e la Fede senza la preghiera è vana.
Ordinato sacerdote a 26 anni dopo gli studi presso il Seminario Maggiore di Roma, dal 1947 al 1964 è vice Rettore del Seminario Minore. Nel 1964 viene nominato parroco di San Giovanni Battista de Rossi all’Appio-Latino quartiere, a quei tempi, in piena trasformazione dove avrà particolare cura dei baraccati del Borghetto Latino dimostrando una innata sensibilità nei confronti delle povertà umane e spirituali con particolare attenzione ai più piccoli. Incessante, fino a che le forze fisiche lo hanno sostenuto, il suo servizio notturno per i senza tetto con la Caritas Diocesana; emblematico il suo sostegno al seminario di Spalato e ai tanti villaggi bosniaci durante il conflitto Iugoslavo che lo ha portato in prima persona a condurre viaggi di carità e ad entrare a Monstar sotto il tiro dei cecchini; incrollabile la sua volontà di aiutare i bambini bielorussi a seguito del disastro di Chernobyl che ha portato alle tantissime adozioni di bambini fragili da parte di famiglie romane.
La sua attenzione ai più piccoli è sempre stata dimostrata attraverso il pieno sostegno alle attività giovanili e oratoriane all’interno della sua parrocchia, attività che seguiva in prima persona; negli anni ottanta e novanta l’Oratorio parrocchiale, affiliato al Centro Oratori Romani, è uno dei più floridi e partecipati della città.
A tal proposito, nei primi anni del suo ministero al de Rossi, ebbe modo di conoscere Arnaldo Canepa celebrando la Messa presso la clinica della Madonna della Fiducia; successivamente ebbe modo di portare la comunione a Canepa e di confessarlo; sollecitato in merito ai suoi incontri con Canepa rispondeva semplicemente: “ho ascoltato la confessione di un Santo”.
Don Armando Nardini - o semplicemente “monsignore” come amavano chiamarlo le persone a lui vicine - è stato un esempio concreto di umiltà e carità per la Chiesa di Roma in piena aderenza con il Vangelo di Gesù Cristo. La sua devozione mariana lo portava ad iniziare ogni attività con una preghiera alla Vergine e alla madre di Cristo si affidava in tutte le opere e attività.
Uomo dal carattere schivo ha insegnato molto di più con il suo esempio che con le parole. Quello che amava ripetere è che le opere senza la Fede sono infruttuose e la Fede senza la preghiera è vana.
La domenica mattina cercava di “liberarsi” velocemente dalle persone che lo andavano a salutare in sagrestia dopo la Messa per andare in cortile in mezzo si “suoi” ragazzi. Ora che è in Cielo, ce lo immaginiamo così.